Il cibo

Poco importa che la cucina sia allestita al campo di Cassibile o si trovi in un appartamento messo a disposizione da un imprenditore di buon cuore: la cena per i lavoratori stagionali è uno dei pochi momenti che nella loro vita nomade assume una parvenza di normalità. Attorno ad un tavolo, con le pietanze cucinate seguendo le ricette dei paesi natii, si rafforzano i legami e nascono nuove amicizie. A Cassibile, i maliani cucinano riso, il Poulet Yassa (pollo con le cipolle), insalate di pomodori e cetrioli e, nelle occasioni più importanti, sempre che riescano a trovare i platani (una sorta di grosse banane) il pesce Tcheké. Mille chilometri più a nord, a Verzuolo, nell’azienda agricola di Piero Abello, Palì, arrivato in Italia dal Mali, condivide un bilocale con Arun, che invece è originario della Mauritania.

«A turno facciamo la spesa – racconta – e prepariamo i piatti dei nostri Paesi, ognuno quello che sa fare meglio. Ricordo ancora alcune ricette della mia famiglia, se al mercato trovo gli ingredienti giusti provo a cucinarle».

Nell’azienda di Michele Ponso, a Saluzzo, ormai da anni lavorano persone di nazionalità cinese. C’è chi, giunto in Italia, ha trovato ospitalità in una vecchia casa costruita a ridosso dei campi di frutta, dove l’imprenditore ha ricavato tre appartamenti distinti. Tra fine gennaio e inizio febbraio, per la Festa di Primavera, il Capodanno cinese, in tavola non possono mancare, fra le altre cose, ravioli, pollo, carne, pesce, spaghetti e i mandarini beneauguranti. Pietanze che, come da tradizione, vanno consumate in compagnia. In quell’occasione, ma lo stesso vale per le ricorrenze degli altri popoli, ai lavoratori viene concesso un giorno di pausa per festeggiare in famiglia e con gli amici.