Quando si parla di caporalato e, più in generale, di sfruttamento del lavoro agricolo si tende a prendere in esame esclusivamente il genere maschile.
Poco importa che la cucina sia allestita al campo di Cassibile o si trovi in un appartamento messo a disposizione da un imprenditore di buon cuore.
Sbiadite, arrugginite e con i sellini in similpelle scorticati dall’usura, ma ancora capaci di svolgere il compito per cui sono state costruite: andare e tornare.
La maggior parte dei lavoratori stagionali impiegati in Italia proviene da luoghi lontani. Paesi in guerra come il Mali o in grande difficoltà economiche come molti degli Stati dell’Africa subsahariana.